Continua la serie di guest post scritti dalla Dottoressa Sara Pieri, psicologa e psicoterapeuta. Oggi parliamo di senso di inadeguatezza e critiche interiori.
Alessandra Di Matteo
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Ognuno di noi nella vita, prima o poi, ha fatto i conti con quella vocina che gli/le ricorda di quanto è inadeguato o non all’altezza di una determinata situazione. Quella vocina sempre pronta a sottolineare i difetti e gli errori e a metterci a confronto con gli altri.
Quella vocina è il nostro critico interiore.
Chi soffre della cosiddetta “Sindrome dell’impostore” sa bene di cosa sto parlando.
Non bastano le rassicurazioni dall’esterno, i successi che ottieni o i complimenti. Non servono nemmeno tutti i tuoi pregi e le risorse, tanto meno essere ottimisti: il critico avrà sempre la meglio e ti convincerà del tuo scarso valore.
Molto spesso il risultato è che finiamo per credere a tutto quello che il nostro critico ci dice, valutandoci come persone sbagliate, imbranate o negative.
Se da un lato ascoltare il critico può essere uno stimolo a migliorarci sempre, è pur vero che ascoltare solo quella parte di noi può diventare deleterio e danneggiarci nelle nostre relazioni, nel nostro lavoro, nelle nostre passioni. Perché ci convinceremo di non essere mai all’altezza, mai brillanti come gli altri, più brutti, più insicuri e peggiori. Questi pensieri rischiano di farci immobilizzare e non solo ci impediscono di crescere, ma ci rendono spaventoso il Mondo esterno e il contatto con gli altri.
Il critico interiore trova terreno fertile nelle persone che manifestano scarse autostima, autoefficacia ed assertività. Persone inclini a giudicarsi sempre in modo negativo e pessimistico. Spesso hanno imparato a criticarsi fin da piccole, magari perché in alcune occasioni qualcuno li ha giudicati o criticati e hanno creduto di non meritare parole più gentili e di potersi vedere solo attraverso le lenti del giudizio e della critica. Genitori ipercritici, poco inclini a fare complimenti ai figli possono giocare un ruolo importante nell’instaurarsi di meccanismi di autocritica che possono diventare difficili da scardinare.
Ma ti dico una verità scomoda: il giudice più severo di te stess* sei proprio TU.
Può essere che TU abbia imparato a vederti sotto questa luce così dura. Eppure non sei destinat* a cedere sempre alle vocine negative.
Come placare il nostro critico interiore?
Più cerchiamo di fare la guerra ai nostri pensieri giudicanti, o peggio ancora di scacciarli, più li alimenteremo.
Ma allora come dobbiamo comportarci?
In terapia si aiuta la persona ad accogliere le autocritiche, a lasciarle fluire e a confutarle. Piano piano, con pazienza. Si cerca di capire da dove provengono e qual è la loro ragion d’essere. In parole povere, si toglie loro il potere sulla nostra vita.
Piccolo esercizio di auto-riflessione: hai mai pensato di considerare il tuo critico interiore come una persona?
Prova a dargli un nome, un’immagine e quando senti arrivare l’autocritica, immagina di dialogare con lui, andando ad ascoltarlo e provando a rispondergli in modo gentile. Coltiva un dialogo positivo con te stess*.
Non sei così male come credi. Allenati alla gentilezza con te stess*. Lo meriti.