Perché scordarsi del passato è una gran stupidaggine.

da Alessandra Di Matteo

Ridere spesso e di gusto.
Ottenere il rispetto di persone intelligenti e l’affetto dei bambini. Prestare orecchio alle lodi di critici sinceri e sopportare i tradimenti di falsi amici.
Apprezzare la bellezza.
Scorgere negli altri gli aspetti positivi. Lasciare il mondo un pochino migliore, si tratti di un bambino guarito, di un’aiuola o del riscatto da una condizione sociale.
Sapere che anche una sola esistenza è stata più lieta per il fatto che tu sei esistito.

Questo è il riassunto dei miei percorsi formativi e questo per me è avere successo.

Il posto in cui siamo, e ciò che ci succede, è parte di quel segmento di vita che ci è concesso vivere.
Nulla si cancella né si dimentica. Tutto si evolve e trasforma.
Siamo la nostra autentica biografia senza alcuna correzione.
Certo. Vorrei tanto avere pensieri e umori sempre solidi, risolti e definitivi, ma non è così.
So di essere un vulcano di idee e di progetti, eppure quella sensazione di inadeguatezza ancora arriva a mordermi i polpacci. Per tutte quelle volte che, vigliaccamente, mi fermavo passivamente e guardavo frantumarmi, lasciando sul pavimento solo “ma” e “se”.

È sempre stata solo la dolcezza a rendere tutto sopportabile.
La rabbia non ha vinto mai. Mai.
Anche quando l’unico consiglio che mi veniva dato era trasformarmi in un coacervo di nervi urlanti.

Una cosa che mi manda in bestia?

Il vecchio e falso mito melodico del “scurdammoce ‘o passato”.

Ma per carità.

Un presente solido e funzionale lo costruisci proprio ricordando gli errori del passato e scegliendo di non commetterli più. L’oblio lasciamolo ai passivi. E per favore, diamo un posto più dignitoso anche alla rabbia e non abusiamo del potere del perdono.

Non reprimiamoci dietro a sfavillanti sorrisi o dietro all’essere sempre disponibili e comprensivi con chiunque accettando l’inaccettabile quando in realtà vorremmo ricevere noi quel sorriso e quell’aiuto. La rabbia è sacrosanta ed è l’unica nostra alleata per allontanarci proprio quando siamo troppo buoni. Certo, non dobbiamo trasformarci in rancorosi, ma comprendere quando abbandonare il campo sì.

Il perdono invece, rivolgiamolo verso noi stessi.

Si può lasciare andare senza omissioni di dolore.

Si può perdonare senza assoluzioni.

Dopo tanto tempo oggi rivivo la bellezza della normalità, degli incontri casuali, dei gesti gentili e della generosità vera, gratuita, intima e spontanea.
Certi incontri portano consiglio anche quando non lo chiedi.
Certe persone arrivano senza preavviso e ti fanno rivivere quella incrollabile certezza che le cose possono cambiare.

Tutto ciò davanti ad un buon caffè e in ottima compagnia. Idee, idee, idee.
Adoro chi mi scompiglia l’anima credendo in me, aiutandomi a creare il mio futuro, progettando, stringendo i pugni e sorridendo ancora di più. Chi mi dona idee geniali, chi mi parla direttamente al cuore, chi si prende cura dei miei punti deboli e si mette subito all’opera per realizzare.
È stato un fine 2020 zeppo di decisioni complesse, di emozioni forti, di umori sotto ai piedi. Di perdita e conquista.
E va bene così.

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