Accettare e consapevolizzare che è tutto nelle nostre mani è dolorosissimo perché scardina il primo principio della nevrosi, ovvero lamentarci di tutto ciò che non va puntando il dito a chiunque tranne che a noi.
Tante volte ho letto che la psicoterapia tende a deresponsabilizzare. Per me è stato assolutamente il contrario. Io ho assunto il pieno controllo della mia comprendendo l’importanza della domanda più che della risposta.
Passiamo la vita ad aspettare il momento giusto per essere felici, ma l’unico momento giusto è adesso.
Ed essere felici è un dovere che dobbiamo a noi stessi, ma è una possibilità che iniziamo a concederci solo quando incominciamo a credere graniticamente che valiamo e ce lo meritiamo.
Non sei una mediocre. Non fai schifo e non potrai mai essere una delusione per nessuna cazzo di ragione al mondo.
Non sei una perdente e se hai il meraviglioso privilegio di essere una persona altamente sensibile, ti prego, molla qual’ aria da stronza perché dentro quell’armatura soffocherai da sola.
Il cinismo non è coraggio. Coraggio è mostrare le proprie ferite consapevole che nessuno potrà più farti del male a patto che tu scelga di non farti fare più del male. “Non esiste un carnefice se dall’altra parte non c’è una vittima”
E te lo dice una che un paio di motivi per avercela con il mondo intero li avrebbe pure avuti.
Ma la psicoterapia fa questo. Farti accorgere che strisci in un pantano pur essendo dotato di due fantastiche ali e per uscirne devi credere con tutta te stessa in quel volo.
Io ce l’ho fatta dopo immensi tentativi. Ma non ho mai mollato. Mai!
Amori malati che mi hanno intossicato il cuore, lavori sbagliati che mi hanno impoverita, investimenti pessimi che mi hanno indebitata togliendomi la dignità di arrivare a fine mese con il frigorifero pieno, e una brutta ma brutta storia che mi ha portata in tribunale e un’infinità di traslochi.
C’è stato un periodo in cui ho perso tutto. Ma tutto veramente.
E quel periodo non è durato mesi ma anni. Ho perso peso, sogni, capelli e voglia di vivere.
Proprio così. La depressione mi stava riportando su quel fondo melmoso, ma io potevo ancora scegliere se vivere o morire e io ho scelto la vita.
Nel 2014 ho preso i miei due meravigliosi mici, Mia e Mojito, ho chiuso in uno scatolone la mia vita e mi sono trasferita da Varese a Torino.
Vivrò ancora un anno turbolento ma dal 2015 inizia il mio primo fantastico volo.
Ed eccoci qui. Libera, felice, appagata, grata e serena. E credetemi, se c’è l’ho fatta io, sola, indebitata e senza un cognome da ringraziare, allora può farcela davvero chiunque.
Io quel giorno non scelsi solo la vita. Io scelsi la libertà da un passato che non mi meritava.
E per essere liberi ci vuole un sacco di coraggio.
E tu lo sei, sei molto più forte di ciò che credi.
Io lo so. Ora però ci devi credere tu.